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Yoga e libri

Spazio Celeste, guida interstellare per spiriti curiosi

Oggi vi presentiamo un’equiLIBRIsta sospesa tra parole, gesti, simboli, suoni e ispirazioni. Se siete “spiriti curiosi” che non si accontentano di vedere la realtà da un un’unica prospettiva, lasciatevi trasportare nello Spazio Celeste di Celeste Valenti. Celeste è una di quelle persone che ha trasformato il lockdown in un momento di ritiro, ma anche di creatività. Nel tempo sospeso dei mesi appena trascorsi, Celeste ha creato uno spazio virtuale per la sua community dove convogliare tutte le sue risorse di ricerca, ma anche dove sperimentare. La contaminazione tra discipline diverse è lo spirito con cui consultare la “guida interstellare” di Celeste. Non ci sono barriere a separare lo yoga dalla poesia, la ricerca spirituale dalla scrittura, la musica dalla pratica corporea. Il confronto è parte integrante del suo progetto che avviene attraverso laboratori e seminari dove c’è la possibilità di scambiare opinioni e fare domande. Per restare aggiornati sulle novità dello Spazio Celeste potete seguire Celeste sulla sua pagina Instagram, sul suo canale Youtube e sul suo sito web, dove potrete iscrivervi alla newsletter.

Ma bando alle ciance, lasciamo la parola a Celeste che ha accettato con entusiasmo di rispondere alle nostre domande.

 

Ciao Celeste, intanto ti ringraziamo per aver accettato di essere un’equiLIBRIsta e di rispondere alle nostre domande.

Ciao Ilenia, per prima cosa grazie a te per aver pensato a me come a una potenziale equiLIBRIsta, è un’immagine che mi affascina molto.

 

Ti va di parlarci un po’ di te e di presentarti ai nostri lettori che ancora non ti conoscono?

Mi presento usando una definizione che più che altro è un desiderio per me stessa: mi piace pensare di essere una “ricercatrice spirituale”, ovvero una persona che può indossare tanti abiti, può svolgere tante professioni e può esplorare mondi diversi, ma è sempre mossa dal desiderio di nutrire il suo interesse per l’essere umano e l’universo che lo ospita. In questo momento della mia vita gli strumenti che sento più affini sono lo Yoga e l’Ayurveda, ma in passato mi sono dedicata soprattutto alle lettere antiche, alla ricerca accademica e alla danza.

 

Durante la quarantena hai dato vita a un progetto che, man mano che prendeva forma, ti rendeva sempre più una perfetta equiLiBRIsta ai nostri occhi. Che ne dici di portarci nello Spazio Celeste, guida interstellare per spiriti curiosi? Di che cosa si tratta? Come è nato e come si sta evolvendo?

Premetto che per me la quarantena ha rappresentato uno spazio ideale in cui approfondire alcune esigenze che da tempo premevano per essere ascoltate, fra cui in particolare quella di “dare voce” anche alle parti del mio percorso che non ho modo di condividere con le persone che praticano Yoga insieme a me. La nostra società ci richiede di intraprendere una strada ben definita e ben definibile, ma in molti casi le parti più interessanti del nostro transito avvengono fuori dalla via principale, lungo quei sentieri poco visibili che tracciano la vera unicità della nostra ricerca. Spazio Celeste è un tentativo di approfondire il dialogo sullo Yoga, ma anche e soprattutto di restituire voce a una ricchissima “periferia” di spunti che con lo Yoga c’entrano apparentemente poco – in realtà moltissimo – nella speranza di stimolare anche gli altri a sentirsi sempre più liberi di incuriosirsi, contaminare, sperimentare, “con-fondere”. Questo Spazio, che al momento vive sui miei canali social, diventerà ben presto un “portale” virtuale compatto, una sorta di navicella spaziale aperta a chiunque voglia intraprendere un viaggio interdisciplinare e interstellare.

 

La playlist Yoga e Arte è forse l’esperimento più equiLIBRista del tuo progetto. Uno spazio di contaminazione multidisciplinare dove traduci cinema, poesia e arte in pratiche corporee. Da dove nasce l’idea e come la stai sviluppando?

L’idea di mescolare Yoga e arte nasce come risposta a un’esigenza personale: il desiderio di gettare un ponte tra i miei due universi preferiti. Da sempre ho avvertito una forte continuità fra la pratica spirituale e l’esperienza artistica, entrambe così potenti nel traghettare l’essere umano verso una visione “illuminata” della vita e del quotidiano. In modi diversi, arte e spiritualità sono canali di accesso alle risorse creative ed energetiche più nutrienti di cui disponiamo. Con il tempo, frequentando entrambi questi pianeti, mi sono accorta che il ponte non va creato perché esiste già, ed è il corpo. Non è possibile accedere a questi due mondi senza ricontattare il proprio corpo e percepirne la dimensione più simbolica. Da qui nasce l’idea di immaginare una possibilità di interazione fra queste discipline, proprio passando attraverso ciò che le accomuna, e cioè la nostra presenza “in carne ed ossa” nel nostro tempo.

 

Gli spiriti curiosi che approdano nello Spazio Celeste trovano anche preziosi consigli di lettura che vanno dall’ayurveda, alla poesia, alle biografie di vite straordinarie. Quale influenza hanno queste letture sul tuo modo di vedere e proporre la pratica? Come scegli i libri da suggerire?

La lettura per me è una compagnia così quotidiana da sembrarmi quasi scontata: non riesco a immaginare di poter coltivare la mia pratica senza la vicinanza e il sostegno dei libri, che trattengono un distillato preziosissimo delle scoperte di chi ci ha preceduti. In un mondo in cui siamo tutti sempre connessi grazie alla virtualità, io devo dire che intuisco nei libri una possibilità di interconnessione ancora più ampia perché svincolata anche dal concetto di contemporaneità. I libri mi sembrano una macchina del tempo, capace di tradurre nel presente i contenuti che la storia ha voluto  conservare. Potrei dire che i libri sono la radice, i talloni, il fondamento della mia pratica – e il bello è che la loro saggezza non mi fa mai sentire limitata nell’esplorazione autonoma delle fronde più creative e libere del mio personalissimo albero. I libri non mi fanno mai sentire giudicata o limitata dalla tradizione, ma semmai supportata e incoraggiata. Cerco di suggerire libri onesti, che restituiscano un sapere genuino, non ambiguo. Non mi baso quasi mai sul contenuto per suggerire un testo, ma sul metodo con cui mi sembra che quel contenuto sia stato confezionato.

 

Proprio alla fine di uno dei video sui consigli di lettura, citi Just Kids di Patti Smith. Devi sapere che siamo suoi grandi fan e ci siamo ritrovati spesso ad applaudirla sotto a un palco, non possiamo quindi non chiederti un parere sul libro. Ma soprattutto, hai forse in serbo per i tuoi spiriti curiosi una pratica ispirata dalla musica?

Sì, ho citato Patti Smith e Just Kids perché si tratta del libro che ho appena iniziato a leggere! E ti confesso che non l’ho ancora finito, ma posso già dirti che sarà una fatica separarmene. In questo momento di trasformazione e cambiamento personale, questo libro rappresenta una delle sorgenti di coraggio più preziose a cui sto attingendo. E più leggo più mi sembra di trarre conferma di una cosa banalissima ma sempre stupefacente: e cioè che il nostro corpo è veramente la nostra parola che si fa carne e si trasforma in energia, postura, carisma, voce. Patty Smith mi sembra sempre di più un esempio “paradossalmente yogico” di unità fra mente, corpo e spirito. E dico paradossalmente perché la sua vita potrebbe sembrare in antitesi con  alcuni modelli che siamo abituati ad associare alla spiritualità. Ma il bello, a mio parere, comincia proprio quando troviamo il coraggio di smantellare tutti  i cliché e tutti i modelli, che hanno molto da dire sulle nostre proiezioni mentali e ben poco sull’eterogeneità straordinaria e irriverente dell’essere umano. E sì, mi piacerebbe molto proporre una pratica ispirata dalla musica… penso sia interessante immaginare che quella musica possa ispirare la pratica senza essere fisicamente presente “durante” la pratica. Insomma, vorrei praticare “la musica” e non “con la musica”. Penso ci sia una grande differenza.

 

Le idee e l’esperienza: ti va di spiegarci meglio il processo con cui la parola scritta diventa simbolo?

Ecco Ilenia, tocchi un punto che io per prima sto cercando di comprendere più a fondo. Le mie idee su questo tema sono ancora degli embrioni, ma credo che la parola scritta – così come tutte le forme di creatività personale – possa dare voce ed espressione al nostro corpo, che è un simbolo. Sto pensando a un processo circolare che potrei descrivere così: il nostro corpo traduce le nostre idee e le nostre emozioni in simboli (e sintomi), che nella gran parte dei casi restano muti e incoscienti; la scrittura, nel guizzo dell’ispirazione, può cogliere questi simboli e restituirli   alla voce, alla coscienza e persino alla condivisione. È un processo che può avere a che fare con l’auto-terapia, ma anche e soprattutto con la ricerca della voce del corpo.

 

Ti ringraziamo per l’entusiasmo con cui hai accettato di essere un’equiLIBRIsta!

Grazie infinite a te. Questo equiLIBRIsmo è stata un’esperienza bellissima!