Lunedì 17 marzo abbiamo partecipato a In altre parole, un ciclo di incontri gratuiti sulla traduzione organizzati dalla rivista di informazione culturale L’indice dei libri del mese, fondata nel 1984 sul modello della New York Review of Books. Al suo interno si trovano recensioni e articoli dedicati ai libri. Noi la apprezziamo molto perché da anni dedica sempre uno spazio alla traduzione, come accade anche nel numero di marzo disponibile in edicola: a pagina 17 possiamo infatti leggere Scrivere a un “tedesco anomalo”, a firma di Massimo Bucciantini. L’articolo si riferisce al libro Il carteggio con Heinz Riedt. Se vi ricordate, qualche tempo fa anche Federica Sgubbi lo ha recensito per il nostro blog.
Ma torniamo a In altre parole e, nello specifico, all’incontro Tradurre: (p)ossessione o possesso – Borges, Cortázar, Gadda, ovvero i traduttori ingombranti, che è stato a tutti gli effetti una lezione tenuta da Emilia Perassi, docente di Lingue e Letterature Ispano-americane presso l’Università di Torino che collabora con L’indice selezionando autori e autrici di origine latino-americana. E che lezione, aggiungiamo noi, perché in poco più di un’ora Perassi è riuscita a incuriosirci e a stupirci, strappandoci più di una risata. Merito del suo accattivante modo di esporre e della sua evidente passione per gli autori di cui ha parlato e che ha definito “super traduttori”. Tre personalità che, con la loro visione della traduzione, hanno fatto vacillare certezze ritenute universali.
Nella concezione di Borges, Cortázar e Gadda, il traduttore-scrittore non è in posizione secondaria né tantomeno invisibile, anzi. Prendiamo Borges che traduce Allan Poe: lui non ne vuole proprio sapere di nascondersi. In un esempio cartaceo fornitoci da Perassi abbiamo visto come, nel racconto La lettera rubata di Poe, l’autore argentino abbia tradotto il testo omettendo volutamente il genere della vittima del furto, che nell’originale è indicata dal pronome “she”; cosa ancora più incredibile, ha trasformato il “royal budoir” – laddove “budoir” identifica la stanza di una nobil donna (in questo caso, pare, la regina di Francia) – in un generico “habitación real”. Il Borges traduttore è estremo, al punto da pensare che la traduzione sia sempre migliore dell’originale. “L’infedeltà creativa è l’essenza della traduzione”, diceva. E sosteneva addirittura che Baudelaire che traduceva Poe fosse… migliore di Poe!
A proposito di estremismi, Gadda non è da meno, perché era solito avere la mano pesante, al punto da rappresentare – parole di Gianfranco Contini – “un caso limite mai visto nella storia della traduzione”. Nell’articolo Gaddabolario, scritto da Ilenia Gradinello per il nostro blog, trovate un esempio della sua “invadenza” tratto dalla traduzione di La Peregrinación sabia di Alonso J. de Salas Barbadillo (caso vuole che anche Perassi ci abbia sottoposto un esempio estrapolato dalla stessa traduzione).
Di Cortazár, invece, è emerso il lato più simpatico: pare che fosse amante delle “papere” traduttive, e che andasse a ricercarle sia nelle traduzioni altrui sia nelle proprie. Vi riportiamo qui una citazione che ci è stata letta durante l’incontro:
“Poche attività sono aleatorie e fallibili come quella del traduttore, cosa che dà a questo mestiere un aspetto di simpatica follia quando lo si pratica con umorismo e benevolenza. Sono impallidito nel rileggere frammenti delle mie antiche versioni letterarie e di fronte ai miei errori. Ma penso anche a quando sono stato tradotto. Il mio racconto Continuidad de los parques è stato tradotto in francese con Continuité des Parques, cosa che a ben guardare lo ha arricchito notevolmente grazie all’entrata imprevista di Cloto, Laquesis e Atropos. Può capitare che la svista consenta di trovare un tesoro nascosto, anche se non è un sistema da raccomandare sempre.” Noi invece vi raccomandiamo di leggere Julio Cortazár, scrittore, traduttore e… cronopio.
Gli ultimi due appuntamenti di In altre parole saranno lunedì 7 aprile, alle ore 18, con Tradurre nello spazio post-sovietico, e lunedì 28 aprile, sempre alle ore 18, con Tradurre da una cultura all’altra: il caso di un thriller spagnolo. La sede è quella dell’Indice (via Baretti 3, Torino).