“Tradurre non è facile, ma almeno non ti obbliga ad avere delle idee”
Non è la prima volta che parliamo di musica in questo blog. Nell’articolo La traduzione e l’adattamento delle canzoni abbiamo sfiorato l’argomento, e oggi vorremmo approfondirlo consigliandovi un libro che accosta due entità complementari: il De Andrè cantautore e il De Andrè traduttore.
Fabrizio De Andrè fra traduzione e creazione letteraria, edito da Schena Editore nella collana “Traduttologia”, è un testo datato, perché risale al 2009, ma ciò non vuol dire che le riflessioni che troverete al suo interno non siano più valide, anzi. Il volume raccoglie gli Atti della Giornata di Studio tenutasi il 12 gennaio del 2009 a Roma, presso la Libera Università degli Studi “San Pio V”. In tutto, potrete leggere 17 interventi, di cui due in francese (più che giustificati dal fatto che De Andrè ha attinto a piene mai dalla poetica di Georges Brassens, uno dei più grandi cantautori che la Francia abbia mai avuto).
Noi come sempre non vogliamo annoiarvi né svelarvi troppo, quindi abbiamo scelto di soffermarci su tre interventi:
- La produzione di Leonard Cohen nella rilettura di Fabrizio De Andrè
- Esplorando “Spoon River” sulla rotta Masters-Pivano-De Andrè
- “Chacun de vous est concerné” vs “Canzone del maggio”
E allora partiamo proprio dal connubio tra il cantautore genovese e quello canadese: Claudia Gasparini, relatrice dell’intervento, fa presente che “le affinità di Fabrizio De Andrè con Leonard Cohen sono molte e non solo legate alla musica o al timbro di voce, ma anche dal punto di vista comportamentale”, e che la bravura di De Andrè stava anche nel fatto “che pur negli spazi angusti dei testi di Leonard Cohen ha saputo tener fede all’atmosfera degli originali, posponendo versi o strofe, a volte aggiungendo note, ma il risultato è stupefacente […]”. E in effetti, ascoltando sia la Suzanne dell’artista canadese sia quella del cantautore nostrano – io lo sto facendo proprio ora, mentre scrivo questo articolo – non si può non notare l’enorme somiglianza tra i due componimenti: De Andrè, che è stato “l’unico a tradurre e a cantare Cohen in un’altra lingua”, è riuscito a trasporre il testo riportandolo in gran parte così com’era, salvaguardando la metrica e mantenendo intatto l’intento comunicativo originale. Vi riportiamo qualche estratto perché possiate giudicare da voi:
And she feeds you tea and oranges
that come all the way from China […] And she lets the river answer that you’ve always been her lover […] And you know that she’s half-crazy but that’s why you want to be there
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E ti offre il tè e le arance
Che ha portato dalla Cina […] Nel suo posto in riva al fiume Suzanne ti ha voluto accanto […] Sì, lo sai che lei è pazza Ma per questo sei con lei
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Leggendo un altro passaggio della traduzione, cade l’occhio su un particolare: l’eliminazione dell’”Esercito della Salvezza”, movimento evangelico diffuso a livello internazionale, e la sostituzione con un più generico “dormitorio”. Immaginiamo che la scelta sia stata dettata dalla volontà di citare una realtà più vicina a quella della cultura di arrivo, ma probabilmente anche da una questione di metrica: provate a canticchiare “presi dall’Esercito della Salvezza” sulla melodia originale e capirete perché mantenerlo avrebbe “sballato” tutto.
Now, Suzanne takes your hand and she leads you to the river She’s wearing rags and feathers from Salvation Army counters And the sun pours down like honey on our lady of the harbor And she shows you where to look among the garbage and the flowers
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E Suzanne ti dà la mano Ti accompagna lungo il fiume Porta addosso stracci e piume Presi in qualche dormitorio Il sole scende come miele Su di lei, donna del porto E ti indica I colori Tra la spazzatura e I fiori
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Non al denaro non all’amore né al cielo uscì nel 1971. Liberamente tratto dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, fu arrangiato e diretto da un giovanissimo Nicola Piovani, il quale ricorda: “Il lavoro era facile, con un poeta che aveva il senso musicale della parola: i suoi versi e la sua voce erano lì pronti a diventare musica: e poi lui aveva l’arte di ricomporre i versi in ragione della metrica musicale. Un incanto e una soddisfazione insieme. […]”
De Andrè scelse 9 dei 244 epitaffi poetici che compongono l’antologia e li trasformò in altrettante canzoni – La collina, Un matto, Un giudice, Un blasfemo, Un malato di cuore, Un medico, Un chimico, Un ottico, Il suonatore Jones – riscrivendo la traduzione di Fernanda Pivano, “snellendola” e “rinvigorendola”, “un po’ per ovvie ragioni metriche, e un po’ per esaltare la vena libertaria di Masters”. Ritenendo che lo scrittore, se fosse vissuto 50 anni dopo, “si sarebbe sicuramente espresso più liberamente”, De Andrè spinse l’acceleratore sul linguaggio, che Pivano, la quale supervisionò l’opera e scrisse anche le note di copertina dell’album, descrisse come “contemporaneo” e “quasi brutale”.
Massimo Vizzaccaro, relatore dell’intervento Esplorando ‘Spoon River’ sulla rotta Masters-Pivano-De Andrè, fa notare come l’album sia un ottimo esempio di mediazione non solo linguistica ma anche culturale, e cita un esempio che riprende un po’ quello che abbiamo detto più sopra con l’“Esercito della Salvezza”: nel brano Un matto, la Treccani prende il posto dell’Enciclopedia Britannica:
Frank Drummer (da Spoon River)
Da una cella a questo luogo oscuro – la morte a venticinque anni! La mia lingua non poteva esprimere ciò che mi si agitava dentro, e il villaggio mi prese per scemo. Eppure all’inizio c’era una visione chiara, un proposito alto e pressante, nella mia anima, che mi spinse a cercar d’imparare a memoria l’Enciclopedia Britannica!
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Un matto (da Non al denaro non all’amore né al cielo)
Per stupire mezz’ora basta un libro di storia Io cercai d’imparare la Treccani a memoria. E dopo maiale, Majakovskij, malfatto Continuarono gli altri, fino a leggermi matto
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“Anche se voi vi credete assolti, siete pur sempre coinvolti”: con questa frase che sbatte la realtà in faccia a perbenisti e conformisti portatori sani di “ideologie opprimenti e profondamente ingiuste” si chiude la prima delle cinque strofe che compongono Canzone del maggio di De Andrè, liberamente ispirata a Chacun de vous est concerné della cantante e autrice francese Dominique Grange. In altre tre strofe, i participi passati assolti e coinvolti rimangono immutati, mentre cambia il resto della frase; in una quarta, invece, la rima viene creata accostando fregate e c’eravate. E a proposito di rime, notate in questo esempio come l’adattamento, anche quando si discosta dall’originale, riesce a essere altrettanto efficace:
Même si dans votre ville Tout est bien resté tranquille Sans pavés sans barricades Sans blessés et sans grenades Même si vous avez gobé Ce que disait la télé Même si vous vous en foutez Chacun de vous est concerné
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E se nei vostri quartieri Tutto è rimasto come ieri Senza le barricate Senza feriti, senza granate Se avete preso per buone Le “verità” della televisione Anche se allora vi siete assolti Siete lo stesso coinvolti
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Fabiana Lotito, nel suo intervento, spiega che “le tecniche ricorrenti utilizzate da De Andrè, a volte riprese dal testo originale della Grange, sono la metafora, la metonimia e l’adattamento”. Un esempio di metafora, che De Andrè riprende e rafforza, è quella delle “pantere” che “mordono il sedere”, in originale “poliziotti” che sono “alle calcagna”: da notare che, nella prima versione del 1968, mai incisa su disco per via della censura, i “poliziotti” erano diventati “i professionisti dei manganelli”, un’immagine ancora più forte; la metonimia invece si palesa nelle “vostre Millecento”, contrapposte al più generico “vostre macchine”. Qui Faber ha voluto citare proprio il modello di auto rappresentativo dei borghesi dell’epoca.
Molto interessante anche l’intervento di Gabriella Massaro, Tra presente, passato, reale e immaginario: Fabrizio De Andrè traduce “Desolation Row” di Bob Dylan, ma questo lasciamo che siate voi a leggerlo. Vi diciamo solo che, in italiano, il titolo è Via della povertà. Buon ascolto!