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Dizionario della superstizione

Per la pozione… ehm #traduzioneacolazione di oggi vi serviranno un calderone capiente e i seguenti ingredienti:

  • Fuoco – «Se nel focolare crepita e scoppietta, ci sarà un litigio, che però si potrà evitare sputandovi dentro…»
  • Il canino di un vampiro – «Lo era una persona risorta dalla tomba che mirava al sangue dei vivi. Si pensava che i nati con la luna nuova sarebbero diventati vampiri, e anche chi mangiava un agnello sgozzato da un lupo correva il rischio di diventarlo. Con l’immagine di un vampiro sulla lapide si intendevano ricacciare i morti nella tomba. Secondo altre leggende si riusciva a trattenere i vampiri nella tomba solo impalandoli, oppure staccando loro la testa con una vanga e mettendola tra le gambe del morto.»
  • Una manciata di capelli di strega – «Si supponeva la presenza delle streghe dentro i vortici di vento, da loro stesse suscitati. E tali erano considerate le donne che rifiutavano di mangiare pane aromatizzato con cumino o coriandolo. […] Se si avevano le scarpe sporche, oppure al mattino non ci si erano lavate le mani, incontrarle costituiva un grosso rischio. E mettendo dietro una porta una scopa col manico all’ingiù, oppure appendendovi un capo di vestiario, si sbarrava il passo alle streghe, mentre per la stalla la stessa funzione era svolta da zeppe di acero applicate sulla porta…»
  • Erba della pazzia q.b – «Il giusquiamo, detto anche “erba della pazzia”, si credeva che fosse un ingrediente per l’unguento delle streghe. Chi lo portava addosso non si ammalava di peste. Per fare buoni affari i commercianti dovevano spargerne i semi davanti alla loro bottega…»
  • Infine, due bacche di ginepro – «Era considerato un simbolo di fecondità. […] Davanti a un cespuglio di ginepro ci si doveva togliere il cappello oppure inginocchiarsi. In molte occasioni i suoi rami proteggevano le persone, animali e abitazioni dai sortilegi e dalle streghe…»

Chissà cosa succederebbe se si mescolassero davvero questi elementi. Bisognerebbe chiederlo a Helmut Hiller, autore del Dizionario della superstizione. Quale giorno migliore per parlarvene?

In questo testo, Hiller raccoglie rimedi, rituali e tradizioni che attraversano secoli e culture, con una particolare attenzione per la propria, quella tedesca. Nel dizionario si alternano “voci” molto elementari come “gatto”, “specchio”, “peli”, ad altre più complesse, come “miseria” e “fortuna”, per arrivare a tutti i lemmi afferenti alla sfera dell’onirico, ad esempio, “sogno” è uno dei vocaboli con la definizione più lunga. Sfogliando il libro, il pubblico italiano a volte riconoscerà le stesse superstizioni tramandate da nonne e bisnonne, altre invece incorrerà in interpretazioni opposte degli stessi fenomeni. Prendiamo, ad esempio, il “giovedì, in tedesco “Donnerstag: era ritenuto infausto, quindi molte erano le cose che non si dovevano fare in questo giorno. “Donner” infatti in tedesco significa “tuono”, quindi, per esempio, non ci si doveva sposare di Donnerstag, altrimenti il matrimonio sarebbe risultato burrascoso. Tuttavia, nelle zone in cui era sopravvissuta nell’immaginario collettivo la figura di Donner, il dio dell’ordine giuridico, per le nozze si sceglieva proprio il giovedì, così come per i processi e i mercati.

La parte più interessante del libro però è la generosa postfazione nella quale l’autore si interroga sul rapporto tra fede, scienza e superstizione, indagando il velo sottile che le divide. Se la “credenza popolare” corrisponde a ciò «che il popolo ritiene per vero, specie in relazione al mondo extra-naturale e soprannaturale», capite bene che in questa definizione rientrerebbe, per certi versi, anche la fede. Il concetto di “superstizione” assume quindi un ruolo di mediazione, in qualità di surrogato della scienza, inaccessibile un tempo alle classi più povere, ma anche di credenza popolare lontana dalla religione. La superstizione aveva un tempo il ruolo di “collante” tra ceti sociali diversi. L’autore porta l’esempio di papi accusati di stregoneria e di praticare la magia nera, per non parlare di quelli che ordinarono la persecuzione delle presunte streghe, ammettendo implicitamente di crederci, almeno ufficialmente.

Esistono poi superstizioni nate proprio da un “eccesso di fede” come la pratica della bibliomanzia che consisteva nell’interrogare il futuro attraverso versetti della Bibbia aperta a caso, oppure l’uso di pagine della Sacra Scrittura o di immagini dei santi come amuleti. All’acqua battesimale si attribuiva un potere terapeutico e alle campane delle chiese il potere di scacciare temporali, streghe, formiche e brina. In questi casi si può parlare di superstizione inconsapevole, perché i fedeli non sapevano che si trattava di pratiche non approvate o confermate dalla Chiesa, anzi pensavano di applicarne la dottrina con particolare fervore.

La superstizione e la scienza non potrebbero essere più lontane, giusto? Ma che dire di tutte le superstizioni nate con l’avvento dell’elettricità, in pieno illuminismo? Oppure della fama di Teofrasto di grande guaritore attribuita al diavolo che teneva in un vaso? Per non parlare del mito della pietra filosofale che ha attirato anche medici e studiosi del passato.

Infine, la superstizione ha influenzato anche importanti opere letterarie. Pensiamo al Faust di Goethe oppure alle fiabe dei fratelli Grimm, la cui pubblicazione fu proibita nel 1814 a Vienna perché contenevano troppe superstizioni, appunto.

Hiller dipinge questo quadro sfaccettato con un linguaggio semplice e ironico, che, mescolando antico e moderno, rievoca nella nostra mente le atmosfere delle leggende medievali oppure del mondo fiabesco.

L’invito che possiamo farvi è di approcciarvi a questo dizionario senza cinismo o giudizio, ma con lo sguardo dell’etologia, cogliendo cioè l’occasione per capire meglio la storia della nostra cultura, gli usi e i costumi di chi ci ha preceduto, le loro paure e i loro interrogativi. In fondo sono anche i nostri, cambiano soltanto le risposte.

Buon Halloween, o forse dovremmo dire All Hallows’ Eve, o, meglio ancora, Samhain! (https://www.irlandaonline.com/halloween/la-vera-storia-di-halloween/)