Di viaggi abbiamo già parlato nell’articolo di #traduzioneacolazione di qualche tempo fa sulla traduzione delle guide turistiche, e dato che la voglia di partire vien viaggiando, oggi abbiamo deciso di portarvi con noi indietro nel tempo, con la nostra personalissima WiP-Delorean che ci catapulta ad Atene.
Ormai lo sappiamo, tradurre e adattare significa anche conoscere luoghi, realtà e tradizioni attraverso lo schermo del proprio computer, e lavorando, man mano costruiamo la nostra mappa mentale e appuntiamo le cose da vedere e da fare al di qua dello schermo.
Poi capita anche che le tappe di questa cartina immaginaria ci colgano di sorpresa quando meno ce lo aspettiamo (o ricordiamo). Sì, perché traducendo prodotti di argomenti diversi a un ritmo spesso e volentieri sostenuto, non sempre riusciamo a trattenere tutti i post-it mentali e le informazioni, come invece vorremmo.
Agosto di una torrida estate di tanto tempo fa.
Sono in vacanza in Grecia insieme a mio fratello e passeggiando per le vie di Atene mi imbatto per puro caso in una realtà di cui ero venuta a conoscenza adattando un episodio di una delle tante serie di documentari sui viaggi, in voga diversi anni fa, e che avevo puntualmente rimosso.
Neanche il tempo di rendermene conto, e sono già dentro il negozio-laboratorio dell’artista Pantelis Melissinos che porta avanti la tradizione del padre Stavros, il poeta-calzolaio che confezionava calzature per clienti come Sofia Loren, i Beatles e Jackie Onassis.
Vi lascio immaginare il sorriso a 32 denti di una dialoghista in erba catapultata all’interno di un documentario che ha adattato, con il protagonista che in quattro e quattr’otto le confeziona e personalizza i sandali scelti dal catalogo in formato A3, che peraltro conservo ancora da qualche parte in soffitta.
Cronaca felice di un (raro ma non rarissimo) caso di adattamento immersivo.