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Le parole sono importanti

Oggi, per #traduzioneacolazione vi serviamo una riflessione sulle parole, i ferri del mestiere di chi traduce.

Nel libro Le parole sono importanti, Marco Balzano ci spinge a ragionare sull’etimologia, paragonandola a una rivelazione: “Quando ci raccontano l’etimologia di una parola proviamo spesso una sensazione di meraviglia, perché riconosciamo qualcosa che non sapevamo di sapere, un universo di elementi che era sotto i nostri occhi ma che non avevamo mai notato.” Traducendo, quella stessa meraviglia la avvertiamo nel momento in cui troviamo il termine o l’espressione che rende esattamente un concetto, e che ci capita “tra le mani” dopo che abbiamo vagliato tutta una serie di significati e sfaccettature. In questo procedimento l’etimologia può rivelarsi un’alleata più preziosa di quanto si pensi.

“Attraverso dieci appassionanti scavi etimologici, Balzano ci dice non solo che ogni parola ha un corpo da rispettare, ma anche che non è un contenitore da riempire a piacimento. Perché ogni parola ha una sua indipendenza e una sua vita.”

Scorrendo le pagine del libro, indaghiamo ad esempio sul significato di “divertire”, che deriva dal latino “de-verto”, dove “de” indica allontanamento e “verto” vuol dire “girare, allontanarsi, volgersi altrove”. Seguendo questo filo-logico, arriviamo alla conclusione che “è divertente colui che sa cambiare strada per imboccarne una nuova” e che “la sua virtù è sapersi distaccare da un’emozione fissa, fare un passo indietro e assumere uno sguardo ironico”.

Sulla stessa falsariga, esploriamo termini come “memoria”, “fiducia”, “felicità”, “confine”, “resistenza” e ci ritroviamo ad accogliere l’invito dell’autore alla riscoperta dell’etimologia come “acquisizione di un’abitudine che ci permetterà di trovare le nostre parole, quelle che ci appartengono di più”, una pratica che ha anche “un’importante funzione sociale […] perché, con la sua richiesta di ascolto e di cura, ci spinge a una maggiore etica della lingua”, ci porta “a non subire la lingua, ma a conoscerla a fondo per poterla proteggere e migliorare”, e nel nostro caso, a produrre traduzioni certamente più puntuali, frutto del “non rassegnarsi a una lingua banale, appiattita su sensi univoci”.

“Apprezzare significa dare un prezzo” e l’etimologia ci insegna proprio ad “attribuire un valore”, il giusto valore, alla ricchezza lessicale della nostra lingua, strumento indispensabile in traduzione.

Per tradurre, occorre, infatti, avere proprietà di linguaggio, è necessario farlo nostro per restituire il messaggio da veicolare con le parole più “appropriate”, appunto.