Oggi più che una #traduzioneacolazione vi serviamo un assaggio del nostro prossimo webinar: Gender in Translation. Sì, perché Pratiche traduttive e Gender Studies di Annarita Taronna è presente nella bibliografia che Laura Fontanella, la relatrice, ha stilato per l’incontro. Non faremo troppi spoiler, ma coglieremo piuttosto l’occasione per fornire qualche informazione utile a chi, come noi, vuole conoscere meglio queste tematiche.
Il saggio, agile, ma denso di concetti, rappresenta un buon inizio per avvicinarsi a questo approccio alla traduzione. Nel primo capitolo troviamo un’introduzione teorica che studia l’influenza dei Gender Studies sulle pratiche traduttive attraverso l’analisi di una prospettiva che “insceni una relazione dialettica tra chi scrive e chi traduce nel segno della politica dell’identità”. In questa sezione vengono destrutturati alcuni stereotipi come quello de les belles infidéles, ripensando, secondo le teorie derridiane, al concetto stesso di traduzione, non più in posizione subalterna, ma con pari, se non superiore, dignità del testo fonte. Con la descrizione della scuola di traduzione femminista canadese si arriva, attraverso un approccio interventista, creativo e sovversivo, a mettere in discussione anche il principio di invisibilità di chi traduce. A questo riguardo, è particolarmente interessante la ricostruzione della storia, e delle storie, delle prime traduttrici del Seicento, per le quali la traduzione rappresentava l’unica attività letteraria a cui potevano accedere. L’excursus storico riconosce anche il contributo al panorama intellettuale italiano degli anni ’40 di traduttrici come Nini Agosti, Alessandra Scalero, Lucia Rodocanachi (di cui abbiamo parlato in questo altro articolo del blog) e molte altre che sono a lungo rimaste nell’ombra.
Dopo aver appreso la teoria, si passa alla pratica.
Il secondo capitolo è, infatti, dedicato all’analisi comparata di due traduzioni italiane di Orlando, a Biography di Virginia Woolf, a cura di una traduttrice, Scalero, coeva di Woolf e di un traduttore, Rossatti, pubblicata a sessant’anni di distanza dalla prima. Lo scopo dell’analisi è verificare l’ipotesi secondo la quale la pratica traduttiva possa essere influenzata da fattori storici, culturali, economici, istituzionali, in una parola dal gender. Nel libro, gender non viene quasi mai tradotto perché il termine inglese copre un’area semantica più ampia rispetto al termine italiano genere. Inoltre, ci viene spiegato che è stato scelto l’Orlando proprio perché è un’opera incentrata sulla metamorfosi non solo del gender, ma anche del genre. Woolf, infatti, si prende gioco delle convenzioni della biografia tradizionale, mescola vari generi letterari e fa attraversare a Orlando epoche, spazi e generi decostruendo ogni schema fisso, disarticolando la soggettività e usando l’acqua come leitmotiv simbolico della fluidità. In un riferimento ipertestuale, Taronna ci racconta che l’acqua è un elemento che viene ripreso anche in Powerbook di Janette Winterson il cui Orlando si muove in una foresta liquida e la sua identità si disperde in una pozza d’acqua.
Fatte le dovute premesse, si procede con l’analisi vera e propria che si concentra sulla resa di alcuni elementi chiave per la traduzione dell’androginia, partendo dal paratesto, con le due diverse versioni del titolo, passando poi a termini come fashion, che indica la rilevanza che Woolf assegna al cross-dressing, per arrivare al passaggio che descrive la metamorfosi di Orlando in donna. In questo passo fondamentale la resa dei pronomi, e in particolare del their, diventa la spia della posizionalità di chi traduce. Il termine posizionalità, spiega Taronna, traduce la parola inglese positionality, che nell’ambito degli studi di genere e post-coloniali “si inscrive nello spazio mobile e fluido della location, in cui però si insinua, rispetto al semplice positioning/posizionamento, una venatura ideologica e culturale, oltre che fenomenologica.”
Non sveleremo qui i dettagli dell’analisi, né a quali conclusioni ha portato perché sarà uno degli argomenti trattati durante il webinar. Cogliamo l’occasione, però, per suggerirvi alcuni spunti di approfondimento ulteriore. Il primo consiglio è l’archivio online della rivista letteraria Tessera (https://tessera.journals.yorku.ca/index.php/tessera/index) in cui è possibile leggere i contributi di scrittura sperimentale in francese e in inglese di autrici e traduttrici canadesi interessate alla critica letteraria femminista. Il secondo spunto è il podcast Orlando che, come si legge sulla pagina Instagram (@orlandothepodcast) è “uno spazio dedicato alle storie che attraversano il genere”. In ogni puntata si parla di libri, film, serie TV, graphic novel con un punto di vista intersezionale e inclusivo. Nell’ultimo episodio, viene suggerita la serie Netflix Pose, la prima che nei sottotitoli italiani riporta l’asterisco. Rimanendo in tema serie TV, vi suggeriamo anche AJ and the Queen, sempre di Netflix, ma questa volta nell’adattamento italiano perché è particolarmente interessante la resa dei pronomi usati da RuPaul, che, nel ruolo di Robert Lincoln “Ruby Red” Lee, adotta indistintamente maschile e femminile quando parla di sé.
Il nostro assaggio termina qui. Per approfondire questi temi, vi lasciamo alla guida preparata e competente di Laura Fontanella. Vi aspettiamo al webinar!