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L’energia dell’errore

Tradurre l’errore non è, come erroneamente si potrebbe pensare, un libro sugli errori di traduzione: ne è la prova il fatto che solo uno dei cinque capitoli che lo compongono tratta l’argomento da cui il volume prende il titolo. Come si legge sulla quarta di copertina, i temi affrontati sono molteplici: “esperienze di traduzioni individuali o collaborative, insolite, a loro modo estreme, che hanno sollecitato una riflessione sulla traduzione vista non come un’attività meccanica e asettica, ma come una pratica pedagogica straordinaria […] ”.

L’autore, Franco Nasi, è docente di Teorie della traduzione e Letteratura Anglo-americana all’Università di Modena e Reggio Emilia, e ha scritto questo libro non con la pretesa di dispensare traduzioni o approcci alla traduzione corretti o scorretti ma, al contrario, di stimolare il lettore a ragionare sulle sfide che una lingua viva, e quindi mutevole, può comportare per uno studente di traduzione o per un traduttore, e sulle molteplici soluzioni che è possibile trovare. Ogni studente o traduttore, infatti, ha una propria sensibilità che lo porterà a orientarsi verso una scelta piuttosto che un’altra, e non è affatto detto che non siano validissime entrambe.

Molto interessante, in questo senso, è la sezione Picture books del quarto capitolo, intitolato Traduzioni collaborative: riportando alcuni esempi, Nasi descrive un lavoro a più mani che ha visto coinvolti gli allievi di un suo laboratorio di traduzione, i quali si sono rivelati così ingegnosi nel rispettare il vincolo della corrispondenza tra testo e immagini di Oi, Frog!, un libro per bambini apparentemente intraducibile, da convincere l’editore (Gallucci) e l’autore inglese (Kes Gray) a pubblicare il volume in italiano con il titolo Ehi, Ranocchietto!. Basta guardare la copertina dell’originale per trovare subito il primo ostacolo traduttivo, cioè una rana (frog) seduta su un tronco (log). In inglese fa rima e in italiano no, e quindi… che si fa? Bè, una soluzione… si troverà! 😉

Torniamo però al nostro caro errore, protagonista dell’ultimo capitolo: se è vero che esistono errori involontari come i refusi, ai quali si può facilmente ovviare correggendoli senza timore di snaturare il testo, come comportarsi quando lo scarto dalla regola è dettato, ad esempio, da disturbi neuropsichiatrici? È questa la domanda che Nasi si è posto nel 2015, quando gli è stato chiesto di tradurre i titoli e le didascalie dei disegni realizzati dai ragazzi dell’Atelier dell’Errore (nome meraviglioso, e ancora più meraviglioso è il fatto che ai ragazzi sia vietato usare la gomma da cancellare) e raccolti nel volume bilingue Atlante di Zoologia Profetica / Prophetical Zoological Atlas. Vi elenchiamo solo una minima parte dei titoli e delle didascalie che l’autore ha dovuto tradurre in inglese, per non togliervi il piacere di scoprire da soli quali sono gli altri e soprattutto come sono stati resi:

  • Isopode Fango e Sangue mi dicono mongoloide e io reagiosco e mi difendo
  • Avertense per la spece umana: è morrtale
  • Cracher mangia cirlider ponpon
  • Il Chondrichthyes ballerino Woppa Gangastai

Nasi ha accettato questo compito così arduo avvalendosi dell’aiuto di madrelingua che “con la loro sensibilità linguistica e i colpi di lima, hanno alleggerito e dato ritmo e tono alle prime traduzioni”. Invece di bloccarsi di fronte all’errore per paura di non saperlo gestire, il traduttore si è fatto trasportare dalla sua energia e ha provato a restituirla. Se ci sia riuscito o meno, lo lasciamo giudicare a voi.